Discalculia

La Discalculia evolutiva è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA): si può definire un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche che si manifesta in bambini a sviluppo tipico, di intelligenza normale e che non hanno subito danni neurologici.

Può presentarsi in comorbidità a dislessia e ad altri disturbi dell’apprendimento.

20% degli studenti trova difficoltà nell’apprendimento del sistema dei numeri, eppure solo il 2,5% della popolazione scolastica presenta difficoltà nella cognitizione matematica abbinata ad altri disturbi d’apprendimento.

Il Disturbo discalculico ha un’incidenza che va dal 3 al 5% della popolazione scolastica, ciò vuol dire che solo, circa il 90% delle segnalazioni sono difficoltà d’apprendimento (lettura-scrittura-calcolo).

 

SVILUPPO DELL’INTELLIGENZA NUMERICA

0-2 ANNI: CONOSCENZA NUMERICA PRE-VERBALE DI TIPO QUANTITATIVO

2-4 ANNI: SVILUPPO DELLE ABILITÀ DI CONTEGGIO

3-6 ANNI: SVILUPPO DELLE ABILITÀ DI LETTURA E SCRITTURA DEL NUMERO

PRIME FASI APPRENDIMENTO SCOLASTICO: SVILUPPO DEI MECCANISMI DI CALCOLO

 

La diagnosi di discalculia può essere effettuata solo alla fine del terzo anno della scuola primaria.

Si consigliano di effettuare uno screening e poi eventualmente procedere con una valutazione con materiale testualizzato per approfondire.  Ciò permetterà di evidenziare le difficoltà e i concetti immagazzinati e si potrà procedere a un intervento specifico di natura logopedica per un trattamento di potenziamento specifico.

Le cause che sono alla base del disturbo del calcolo possono essere di vario genere, da quelle di tipo maturazionale a quelle cognitive, emotive, educative e socioeconomiche.

Quando è presente una discalculia, la diagnosi può di certo sottolineare alcune cose che aiuteranno l’insegnante a impostare il lavoro, ricordando che tale disturbo può comportare un accesso difficile al mondo dei numeri e delle formule, impedendo allo studente di “automatizzare” i procedimenti di calcolo e di acquisire le tecniche per il calcolo veloce.
L’uso della calcolatrice e dei formulari di Matematica e di Geometria possono essere molto utili.

L’esperienza dell’alunno è spesso legata a un senso di fallimento proprio nel “controllo” delle operazioni che svolge. Sembra che il risultato non sia mai quello atteso, anche a fronte di notevoli sforzi e ciò può essere dovuto proprio a carenze nel controllo dei passaggi. Anche l’uso della calcolatrice non risolve del tutto il problema del calcolo, se ad esempio si scrivono i numeri in modo scorretto o non si controlla la verosimiglianza di un risultato.

 

Sintomi

Il ragazzo discalculico può manifestare diversi tipi di difficoltà che spesso ricadono in questi ambiti:

  • Non riesce a capire la relazione tra numero e quantità
  • Ha difficoltà a leggere e scrivere i numeri (scrive i numeri al contrario, li confonde tra loro, inverte l’ordine delle cifre…)
  • Non sa contare alla rovescia
  • Confonde i segni aritmetici (il + con il -, la moltiplicazione e la divisione)
  • Ha difficoltà a mettere i numeri in colonna
  • Non riesce a imparare le regole di prestito e riporto
  • È più lento e commette più errori rispetto ai compagni
  • Fatica a imparare le tabelline

 

In altre parole, i bambini con questo disturbo possono presentare una difficoltà a contare in modo adeguato, a padroneggiare i sistemi cardinale e ordinale, a eseguire operazioni aritmetiche, a considerare come gruppi gli insiemi di oggetti, a comprendere la conservazione di quantità, a ricordare sequenze di passaggi aritmetici e a scegliere in base a quali principi risolvere i problemi aritmetici.

Il trattamento del disturbo del calcolo presuppone un approccio educativo specializzato che si ponga come obiettivo il miglioramento di quelle componenti interne all’abilità di calcolo che risultano deficitarie.

Esso necessita di esercitazioni mirate all’allenamento dell’abilità; possono essere utilizzati dei software per favorire la comprensione dei rapporti tra i numeri e le quantità corrispondenti o altri tipi di esercizi come, ad esempio, contare in avanti e all’indietro.

Come per ogni disturbo, tuttavia, l’efficacia del trattamento dipende da una varietà di fattori che, combinandosi tra loro, possono rallentare e inibire la cura o, al contrario, facilitarla:

  • la gravità del disturbo e la compromissione di altri aspetti della vita scolastica, sociale ed emotiva del bambino;
  • la propositività da parte dell’alunno, la sua consapevolezza, quanto ritiene che le proprie difficoltà dipendano da sé e quanto è disposto a fare;
  • la durata e la frequenza del trattamento, poiché l’intervento potrebbe richiedere del tempo, e ciò deve essere compreso sia dai genitori sia dalla scuola;

 

È utile restare in stretti rapporti il gruppo docente che lo segue, tenendoli aggiornati e affiancandoli nel loro programma; il parent training (psico-educazione per i familiari) personalmente lo reputo utile e a volte fondamentale per scardinare atteggiamenti che spesso rallentano il percorso logopedico.

Personalmente in alcuni casi è stato determinante incontrare anche i genitori separatamente,  per evidenziare, far emergere o accogliere loro dubbi, atteggiamenti giudicanti, comportamenti improduttivi, linguaggi verbali o non verbali che involontariamente e inconsapevolmente mettono in atto nella relazione genitori\figli.   Queste forma di affiancamento al nucleo familiare ha lo scopo di migliorare il livello di autostima del bambino e a ridurre gli stati ansiosi o depressivi a esso collegati.

 

Dott.ssa Logopedista Claudia Antognozzi